venerdì 27 dicembre 2013

Dove mangiare, dormire e lavarsi 2013. I numeri delle Comunità di Sant'Egidio

L'opera che la Comunità di Sant'Egidio quotidianamente svolge per chi non ha un tetto è sotto gli occhi di tutti, ed ormai da molti anni.

Mi ha colpito l'attenzione con la quale annualmente la stessa Comunità pubblichi degli opuscoli indispensabili per i senza tetto nei quali ci sono informazioni su dove mangiare, dormire e lavarsi nelle nostre grandi città: Roma, Milano, Genova e Napoli, oltre a Barcellona, Madrid e Buenos Aires.

Quella di Roma, in particolare, è giunta alla ventesima edizione.

In questo periodo dell'anno inoltre la Comunità pubblica i dati dei Centri di accoglienza italiani degli scorsi anni. Relativamente al 2011, e prendendo a riferimento la Capitale, è aumentato in maniera costante negli ultimi sette anni il numero delle persone che si rivolgono per la prima volta ai Centri di Accoglienza, ed in particolare gli uomini tra i 45 ed i 60 anni (le donne invece rimangono stabili).

Anche gli ultrasessantacinquenni sono in forte aumento, e rappresentano circa il 23% delle intere presenze dei Centri.
In generale si tratta di persone che hanno una elevata precarietà abitativa: solo l'8,5%  possiede una casa di proprietà. I senza fissa dimora dichiarati sono il 25% degli utenti.

E' possibile scaricare le Guide 2013 a questo indirizzo: http://www.santegidio.org/index.php?pageID=228


lunedì 16 dicembre 2013

ANCI: senza Politiche Sociali uscire dalla crisi è difficile


Giovedì 12 Dicembre si è riunita a Roma la Commissione affari sociali e welfare dell'Anci, per discutere delle misure relative al sociale ed al welfare inserite nella nuova Legge di stabilità.


Le richieste poste all’unanimità dalla Commissione Affari sociali e welfare per i necessari correttivi alla Legge di Stabilità riguardano:

1. Investimento sull'infanzia e adolescenza. Non è proponibile il taglio di 10 milioni di euro previsto per il fondo dedicato all'infanzia-adolescenza; va pertanto mantenuto almeno lo stanziamento attuale di 36 milioni di euro.

2. Politiche per la non autosufficienza. Il fondo per la non autosufficienza si dimostra assolutamente insufficiente; va pertanto incrementato e le risorse vanno finalizzate allo sviluppo di politiche della domiciliarietà e per la copertura dei costi sociali della non autosufficienza; inoltre, lì dove la domiciliarietà intervenga per persone con patologie anche croniche deve rientrare nel livelli essenziali di assistenza ed avere anche copertura sanitaria.

3. Politiche abitative. La situazione abitativa di molte grandi città e piccoli Comuni italiani sta diventando sempre più preoccupante: negli ultimi 10 anni, infatti, sono aumentati in modo esponenziale gli sfratti per morosità. Va quindi garantito un sostegno adeguato all'abitare anche attraverso un ulteriore incremento del Fondo per il sostegno alla locazione.

4. Il Fondo nazionale per le politiche sociali, unica fonte di finanziamento statale per il sostegno delle politiche sociali sul territorio,  deve ritornare almeno ai 500 milioni di euro del 2009.

Dall’incontro è emersa inoltre la necessità che nel settore del sociale si cominci a ragionare in termini di progettualità, che si riduca l'attuale frammentazione dei fondi e si garantiscano un finanziamento e una programmazione triennale.

sabato 14 dicembre 2013

Nove idee per una Europa migliore

Avvicinandosi il 2020 si fanno sempre più all'ordine del giorno gli obiettivi fissati da Horizon 2020, la piattaforma politica, sociale ed economica che l'UE ha tracciato per il raggiungimento di finalità a lungo termine.

Un' interessante rivista di discussione redatta proprio dalla Comunità Europea, THINKTANK, prendendo spunto dall'ingresso della Polonia, di circa due anni fa in via ufficiale ma in realtà da un punto di vista sociale il processo è iniziato da poco, delinea i punti cardine per una fattiva integrazione dei popoli. I due soggetti che hanno individuato questi nove punti, Malgorzata Bonikowska e Pawel Rabiej, sono due esperti polacchi di politiche ed affari sociali, e la loro visione strategica è particolarmente interessante.

Le azioni che i due studiosi individuano quali necessarie sono:

1) Ritorno ad una grande visione. L'europa di oggi, attraversata da una profonda crisi, ha bisogno di idee ispiratrici, anche utopiche, e di porsi obiettivi grandi nel lungo periodo

2) Un grande dibattito sul cambiamento. La normativa, le direttive e gli indirizzi dell'UE da anni sono poco chiari, nascosti dentro documenti sibillini e che non vogliono esporsi a decisioni di parte; c'è bisogno invece di un discorso chiaro e di prese di posizione nette.

3) Una strategia per prevenire la deriva popolare. Continuare a mettere sullo stesso piano tutti i cittadini europei vuol dire non comprendere le diversità e le differenti problematiche. Se si vuole evitare che l'UE diventi un problema invece che essere la soluzione è necessario studiare diverse strategie che tengano conto della complessità dei territori.

4) Realismo al posto della tuttologia. Concentrarsi sulla competitività, senza sperperare risorse in settori non strategici in quanto la crisi costringe a scelte di campo.

5) Una più forte integrazione dei 27 paesi. L'allargamento dell'UE, che in pochi anni ha visto staccare il biglietto di entrata a nuovi paesi, rende necessario pensare ad una reale coesione, viste le sfide portate dalle nuove economie

6) Una governance che lavori per obiettivi. La crescente burocrazia ha distanziato la Comunità Europea dalla vita dei propri cittadini. Si sente dunque il bisogno di una classe dirigente che lavori per obiettivi, recuperando la credibilità perduta.

7) Rafforzare il valore e l'identità di Europa. L'economia non è tutto, e le scelte che riguardano la vita sociale dei cittadini devono essere prese con maggiore forza, non escludendo rischi fisiologici.

8) Creare le condizioni per una vigorosa leadership. Come ogni istituzione, l'UE ha bisogno di politici di grande visione, che sappiano navigare con barre ferme ed individuare obiettivi precisi. Creare le condizioni per raggiungere una stabilità politica ed una classe politica di livello è essenziale per il futuro

9) Una nuova narrativa. La storia dell'Europa moderna, con le sue forti contraddizioni, ha offuscato l'idea che di essa hanno i cittadini. E' necessario sviluppare nuova narrazione che ridia smalto alla storia ed alla cultura europea: senza una valorizzazione del passato e del presente non c'è futuro.

lunedì 9 dicembre 2013

Arriva il nuovo ISEE

All'interno del Decreto Salva Italia è stata introdotta la riforma dell'ISEE.

L'I.S.E.E. (Indicatore Situazione Economica Equivalente) è un indicatore che valuta la situazione economica delle famiglie e che nel nostro Paese è utilizzato per fissare le soglie di accesso, ed il relativo costo, dei servizi socio-sanitari.

La riforma dell'ISEE è stata definita in base alla necessità di rivedere un sistema di calcolo obsoleto rispetto ai cambiamenti della società. Le novità introdotte riguardano:

  • considerare nel calcolo tutte le forme di reddito, anche quelle fiscalmente esenti
  • dare più peso alla componente patrimoniale
  • considerare le caratteristiche dei nuclei familiari gravosi, con più di 3 figli o con disabilità 
  • ridurre l'area dell'autodichiarazione
Solo una parte dei dati richiesti dunque può essere fatta tramite autocertificazione e molti dati sono a cura dell'Amministrazione che già li ha in possesso nella propria banca dati.
La riforma inoltre è a sostegno delle situazioni di maggiore bisogno, come quelle che riguardano le persone con disabilità grave e con redditi bassi; per queste infatti si riconosce un abbattimento diretto del reddito della famiglia in cui è presente una persona con disabilità.

Su Leggi Oggi c'è uno speciale interessante con tutte le novità introdotte dalla Riforma.
Vai allo speciale 

martedì 12 novembre 2013

Pacchetto scuola: lotta alla dispersione ed altri interventi sociali



All'interno del Decreto Legge del cosiddetto "Pacchetto Scuola", approvato dal Parlamento il 7 Novembre scorso, trovano posto anche interventi più strettamente sociali. Vediamoli.


  • Stanziamento di 15 milioni di euro per il 2014 a favore di studenti meritevoli, di fatto un ritorno al finanziamento delle Borse di studio. I criteri di accesso e le modalità del riparto verranno decise dalle Regioni. Destinatari gli studenti delle Scuole Secondarie di primo e secondo grado
  • Ulteriore stanziamento di 8 milioni di euro (di cui 5,3 nel 2014) per l'acquisto dei libri di testo, che tra l'altro erano stati già finanziati in questo anno
  • 15 milioni di euro per l'avviamento di un programma didattico rivolto alla lotta alla dispersione scolastica, con una particolare attenzione alla scuola primaria ed all'integrazione degli alunni stranieri
  • Stanziamento di un fondo di 6,6 milioni di euro per l'orientamento degli alunni verso la scelta dell'università, con risorse specifiche per i disabili
  • Stabilizzazione dei docenti di sostegno, con 26000 assunzioni a tempo indeterminato 
  • E' previsto un importo complessivo di 10 milioni di euro per la formazione specifica dei docenti, in particolare nelle aree dell'educazione, dell'affettività, del rispetto delle diversità e delle Pari opportunità
  • Avvio di un percorso di edilizia scolastica, con le Regioni che per questi interventi potranno contrarre mutui trentennali a tassi agevolati

martedì 29 ottobre 2013

Qualche nota personale (altrimenti i blog a cosa servono....)

A volte è necessario parlare anche di se stessi in un blog, altrimenti avrei potuto aprire un giornale on-line del tipo scoop.it ed aggregare tutte le notizie che reputavo interessanti.

Mi è giunta domenica sera sulla mail la comunicazione dello Europe Project Forum di essere stato inserito nel Registro Europeo degli Euro-Progettisti - classe A, con almeno dieci anni di esperienza.
Non lo considero un punto di arrivo, anche se qualche somma almeno adesso dovrei poterla tirare. E' invece un ulteriore punto di partenza per nuove pianificazioni, progetti ed attività.
In questi dieci anni la convinzione che fosse l'Europa la sede alla quale guardare nel settore delle politiche sociali e del welfare non mi ha mai abbandonato. Da una parte perché sappiamo che i fondi a favore di questo settore sono ridotti al lumicino, dall'altra perché la circolazione delle esperienze e dei feedback è indispensabile se si vuole guardare avanti.

Chi legge con una certa assiduità questo blog, sa che articoli su progetti o sperimentazioni italiane ed europee si susseguono e questo nasce dalla profonda convinzione che nel nostro settore chiudersi non serve a nulla.

Avanti così, anche e soprattutto con la vostra collaborazione, le vostre idee e la vostra voglia di confrontarci.

venerdì 18 ottobre 2013

Il conto corrente di base

In pochi lo sanno, ma all'interno del Decreto cosiddetto "Salva Italia" del 2012 è stato introdotto l'obbligo per tutte le Banche di offrire alle fasce più disagiate della popolazione la possibilità  di aprire un conto corrente di base. Le Banche italiane si sono dunque adeguate a far data dal 2 Giugno 2012, un anno e mezzo fa.

Ma cosa è il conto corrente di base?
E' un conto corrente senza spese, nemmeno il canone annuo ed è esente da bollo. È riservato alle categorie socialmente svantaggiate con Isee (Indicatore situazione economica equivalente, attestato da Inps, Comuni o Caf) inferiore a 7.500 euro. Isee che dovrà essere presentato alla banca all'apertura del conto e poi ogni anno entro il primo marzo. 

Naturalmente non sono disponibili tutti i servizi previsti per un conto corrente normale. Il titolare del rapporto non può staccare assegni, chiedere una carta di credito, aprire un deposito titoli o ottenere un affidamento. Non può, nemmeno occasionalmente, andare in scoperto.
Questo però ha poca importanza se si pensa che oggi molte persone in stato di forte disagio economico hanno terrore ad entrare in uno Sportello bancario e sentirsi rispondere che non possono avere accesso ad un conto corrente. 

Naturalmente bisogna far girare il più possibile questa informazione, perchè ovviamente le banche hanno celato questa novità normativa e gli organi di informazione non ne hanno dato il giusto risalto. 

mercoledì 2 ottobre 2013

La rivista della badante

Laddove c'è un boom professionale ed economico, ecco che nasce una rivista specializzata. La rivista della badante arriva puntuale a rispondere ad una esigenza delle famiglie e comunque del settore sociale in generale: far luce su un argomento di stretta attualità ma che resta nebuloso in quanto a normativa e gestione quotidiana.

Intanto, i numeri.
Nel 2011 il numero delle badanti in Italia sfiorava le novecentomila unità, con una impennata negli ultimi cinque anni di oltre il 50%. Stiamo parlando di dati ufficiali, ai quali inevitabilmente si devono aggiungere quelli del cosiddetto "nero", che potrebbe anche far raddoppiare i numeri.
In un momento di terribile crisi occupazionale inoltre un lavoro che sino a pochissimo tempo fa sembrava interessare solo le donne straniere inizia ora ad essere appetito anche dagli italiani.

Secondo uno studio del Censis e dell'Ismu condotto per il Ministero del Lavoro, attualmente il 22% delle badanti sono italiane, una quota che nelle Regioni meridionali arriva al 36%. In questo rapporto si stima nel breve periodo che il numero di richieste di assistenti familiari possa portare a oltre 500mila nuovi posti di lavoro.
Ma a parte queste certezze, dal punto di vista contrattuale, amministrativo e puramente informativo c'è molta disinformazione.

Ecco dunque che, prima nel mondo, è nata in Italia La rivista della badante, una free press pubblicata da Rupolo Edizioni che vuole colmare il gap informativo tuttora esistente sull'argomento.

lunedì 30 settembre 2013

Cure palliative e cure domiciliari: ruolo del non profit

Si è svolto a Bologna un incontro a livello europeo per comprendere le varie diversificazioni negli interventi di cura domiciliare, in particolare per quanto riguarda le cure palliative.

Il concetto cardine da cui si deve partire per analizzare la situazione italiana è un andamento costante negli ultimi anni di potenziamento degli interventi a domicilio, volti a prendersi cura del paziente, in qualsiasi stato esso sia, all'interno delle proprie mura domestiche.
Gli aspetti che hanno portato a questo rafforzamento dei servizi a domicilio sono riconducibili alla componente psicologica del paziente e della sua famiglia ed, ovviamente, alla necessità di abbassare i costi della degenza in strutture.
Tra tutti i cambiamenti cui il sistema sociale si sta sottoponendo in questo periodo, è possibile asserire con tranquillità che questo intervento sia il più attuato e quello di cui, forse, si sente maggiormente il bisogno.

Come al solito, la domanda che ci si pone in contesto di progettazione del servizio è: chi gestisce queste attività? Il territorio italiano, nonostante le sue disomogeneità croniche, sembra finalmente adottare una strategia comune, attraverso il ruolo del no profit.
A diverso titolo e con modalità differenti (e qui lo scontro storico tra legislazione nazionale e regionale rischia di degenerare in tanti minuscoli welfare) il no profit gestisce interventi in collaborazione con la Sanità. Questa mole di lavoro è in crescita costante: il numero di pazienti oncologici che trascorre gli ultimi giorni di vita in un ospedale è passato da 53.574 nel 2010 a 49.213 nel 2011, con un calo che supera l'8%.

Il problema, come sempre, sta nelle modalità di affidamento e gestione di questi servizi. Si va dagli appalti agli affidamenti diretti, convenzioni sino alla totale assenza di alcun rapporto regolarizzato.

Urge quindi un intervento repentino del legislatore per chiarire il rapporto tra Servizi Sanitari e no profit e per definire l'iter amministrativo e le modalità gestionali più opportune.

lunedì 16 settembre 2013

Varese sperimenta

Il Comune di Varese ha presentato nella giornata odierna due progetti sperimentali.

Il primo, denominato "Sono io", è la sperimentazione di un ausilio collegato al campanello della porta di casa, che permetterà all'anziano di vedere la persona che ha suonato e di evitare così eventuali truffe e raggiri. La collaborazione con una ditta del territorio permetterà una installazione gratuita del supporto sia per l'amministrazione che per gli utenti.

Il secondo progetto prevede l'apertura di uno Sportello affitti per nuclei familiari colpiti dalla crisi. A loro il Comune riserva un contributo in collaborazione con la Regione per aiutare queste realtà al pagamento dell’affitto di locazione. Trattasi di un tipico intervento anti-crisi, che cerca di tamponare una situazione generalizzata in tutta Italia di crescita del disagio socio-economico delle famiglie.

venerdì 13 settembre 2013

Il caso Norvegese, meno Stato e meno welfare


Colpisce l'immaginario collettivo un paese come la Norvegia.
I norvegesi si sono sempre rifiutati di entrare nell'UE, forti del petrolio che sempre di più viene estratto dalle loro acque e paurosi di dover sottostare a regole e quote, soprattutto alimentari (pesca del merluzzo in primis). I dati economici sono d'altronde molto chiari: assenza di inflazione (addirittura al di sotto dell'1%), disoccupazione anch'essa a livelli bassi (circa il 3%), il secondo PIL procapite al mondo così come, di pari passo, la qualità media della vita.

In questo contesto di ricchezza diffusa la popolazione chiede allo Stato di fare un ulteriore passo indietro, di impattare cioè il meno possibile sulla loro vita privata. Meno tasse, innanzitutto, ed un forte snellimento della burocrazia e della strutturazione pubblica. Uno Stato low cost insomma, che poco chiede ai cittadini e naturalmente anche poco concede.
Tralasciando infatti il sistema previdenziale, che non può essere messo in crisi in quanto la ricchezza diffusa permette al sistema di autogenerarsi, è l'impianto di welfare che viene messo in discussione.

Strano, perchè solamente nel 2009 il modello norvegese prevedeva una più forte presenza dello Stato nell'economia ed un forte potenziamento del welfare pubblico. Grazie a questi interventi, attualmente Oslo
 garantisce servizi sociali di qualità a bambini e anziani e sostanziosi contributi economici alle vedove, alle ragazze madri, ai disoccupati e anche alle famiglie in base al numero di bambini. Un modello invidiato in tutto l’Occidente.

Cosa succede dunque nel ricco paese scandinavo?
Uno dei dati di fatto incontrovertibili sulla Norvegia rimane l'alto costo della vita. Calcolando il "paniere" tanto caro all'ISTAT, quasi tutti i generi alimentari di prima necessità hanno un costo almeno doppio (in molti casi triplo) rispetto al nostro Paese. Considerato l'alto livello di tassazione e la pressochè nulla evasione fiscale, i Norvegesi hanno chiesto, attraverso le ultime votazioni, un drastico taglio delle tasse, ed in generale anche del costo della vita, probabilmente convinti di potersi permettere privatamente quei servizi sinora garantiti dallo Stato.

Nel quadro della crisi globale è una richiesta controcorrente in quanto gran parte delle teorie e degli economisti in auge auspicano un forte intervento dello Stato, e soprattutto un welfare sempre più presente, come antidoti per superare la crisi.

La domanda a questo punto è: il cambiamento in atto ad Oslo manterrà o addirittura incrementerà la ricchezza diffusa della Norvegia, oppure a lungo termine presenterà un amaro conto ai cittadini? 

domenica 1 settembre 2013

Buoni lavoro per assunzione giovani svantaggiati: iter tortuoso ed incerto

Il Governo Letta con proprio Decreto 76/2013 (il cosiddetto Decreto Lavoro), recentemente convertito in Legge, prevedeva incentivi per le imprese che volessero assumere giovani svantaggiati under 30, con aiuto a mezzo di contributo pari ad un terzo della retribuzione lorda.

Passati più di 60 giorni dall'approvazione da parte del Governo, l'Inps non ha ancora provveduto ad adeguarsi alla normativa, di fatto non rendendo possibile l'avvio del contributo a favore delle ditte. Tantomeno la stessa Inps ha pubblicato alcun vademecum o linea guida operativa che chiarisse l'iter burocratico.

Ci si pone ora l'interrogativo se, passati i 60 giorni previsti dal Decreto Legge, la norma debba considerarsi decaduta o se, essendo intervenuta la conversione in legge (Legge 99/2013 pubblicata in data 28 Agosto), i termini siano slittati di ulteriori 60 giorni.

Cliccando sul link è possibile consultare la Legge in forma integrale:
http://www.finanze.gov.it/export/download/novita2013/LEGGE_9_agosto_2013.pdf

lunedì 26 agosto 2013

L'avanzata del volontariato nella gestione dei servizi

Ad un occhio attento ai cambiamenti anche sensibili in corso non può sfuggire una tendenza ad una maggiore introduzione nella gestione dei servizi sociali del non profit e del volontariato.
Si è iniziato, qualche mese fa, con il legislatore che ha aperto la strada per la partecipazione di questi soggetti giuridici alle gare di appalto, anche oltre soglia, laddove le modalità di gara sono particolarmente complicate e dunque i servizi da gestire sono importanti ed onerosi.
Ora si scopre che in alcuni territori il potenziamento della presenza del volontariato nella gestione dei servizi è realtà.

Un esempio è il distretto  di Cesena - Valle Sannio, nel quale il 69% delle attività e dei servizi socio-sanitari vengono gestiti dal cosiddetto privato sociale, per una movimentazione annuale complessiva di 12 milioni di euro.
Scorporando il dato, si scopre che all'interno del non profit operano in servizi gestionali molte associazioni di volontariato. Prendendo ancora ad esempio la sola città di Cesena, sono 129 le associazioni di volontariato operanti.

Quelle associazioni volontaristiche che gestiscono servizi per conto dell'ente pubblico rappresentano il 33% di quel 69% di cui sopra, per un totale economico annuale di quasi 4 milioni di euro, impensabile sino a qualche anno fa.

Ampliando la nostra visione al dato Italiano, si scopre che le associazioni di volontariato risultano affidatarie di servizi sociali di titolarità pubblica principalmente al Sud e nel Centro Italia (32,4%), mentre al Nord si continua a privilegiare l'affidamento a Cooperative Sociali (solo il 24% ad associazioni di volontariato).
Vi è però una lentezza da parte degli Enti locali a recepire l'importanza del volontariato e le sue finalità.
Tra i Comuni capoluogo di provincia italiani solo 8 su 10 riconoscono in modo esplicito nel loro Statuto il valore del volontariato e la sua funzione etica.


sabato 24 agosto 2013

Il certificato di gravidanza arriverà online

All'interno del cosiddetto Decreto del Fare, entrato in vigore il 21 Agosto scorso, si introduce una importante novità relativamente alla semplificazione burocratica.

E' stato infatti introdotto per il medico del Servizio Sanitario Nazionale o per il convenzionato di trasmettere per via telematica all'INPS il certificato di gravidanza con la data presunta del parto.
Si attende ora il Decreto interministeriale dei dicasteri Lavoro, Salute ed Economia che stabilirà, entro sei mesi, le modalità di trasmissione dei dati.

sabato 15 giugno 2013

Ultim'ora: Cittadinanza più facile ai nati nel nostro paese



Proprio in queste ore il Consiglio dei Ministri sta approvando diversi Decreti comunemente chiamati di "semplificazione". Tra loro, un Decreto apposito che permetterà di avere accesso alla cittadinanza italiana in maniera più facile rispetto al passato.

Da quanto trapelato, compiuti i 18 anni il diritto sarà maturato anche in caso di eventuali inadempimenti amministrativi da parte dei genitore; in pratica, l'omissione o l'errore dei genitore su qualche pratica non da lungo ad allungamento dei tempi.
Come prova per acquisire la cittadinanza, saranno validi anche i certificati medici e quelli scolastici.

domenica 9 giugno 2013

Il volontariato vale il 4% del PIL




La notizia è passata pressochè inosservata sia sulla carta stampata che nel web, ma il dato che attribuisce al volontariato italiano il 4% del PIL dell'intero Paese necessita un'eco maggiore.

Nel settore del volontariato italiano lavorano oltre tre milioni di volontari. La legislazione vigente non permette allo status di volontario di percepire alcun emolumento per la sua opera. Al massimo, la onlus per la quale lavora può riconoscere al suo socio che ha prestato un servizio il rimborso spese, dietro presentazione di appositi giustificativi.
Questo però non esclude la possibilità di monetizzare il lavoro del volontario, che gli esperti calcolano come costo di sostituzione. A questo dato vanno aggiunti i dipendenti delle onlus, che in Italia sono 630.000 persone che naturalmente percepiscono uno stipendio per il loro lavoro. Sommando questi due valori, si ricava l'impressionante dato per il quale le onlus in Italia movimentato un introito economico pari ad 4% del Prodotto Interno Lordo della nostra nazione.

Secondo un report del CSVnet, in Europa la situazione delle Organizzazione di volontariato è molto variabile a seconda del Paese, ma di certo sfata il mito per il quale l'Italia è ai primi posti in europa per presenza delle onlus nel tessuto economico.
In Austria, ad esempio, circa 1 persona su 3 svolge attività di volontariato, anche in assenza di una legge specifica che regolamenti il settore. In Belgio il cosiddetto non-profit vale oltre l'8% del PIL, mentre il Francia il tasso di occupazione di volontari è pari al 9,6% della forza lavoro totale del Paese.

In Olanda addirittura l'intero settore produce il 10,2% del reddito nazionale.

Questi dati evidenziano come in un momento di crisi così preoccupante l'associazionismo può rappresentare una possibilità di occupazione, oltre ai fini di assistenza e di aiuto che per propria natura ogni associazione persegue.
Le ultime sentenza che danno la possibilità alle associazioni di volontariato di partecipare alle gare ed evidenza pubblica per l'accesso alla gestione dei servizi degli Enti Locali si muovono dunque su una strada che in Europa è stata già da tempo intrapresa.

domenica 28 aprile 2013

Cécile Kyenge, neo Ministro per l'Integrazione: "Chi nasce in Italia è italiano"


Ne avevamo parlato poco tempo fa della necessità di aprire una discussione sul diritto italiano relativamente alla cittadinanza. Dopo quanti anni un immigrato ha diritto a diventare cittadino italiano? 

Il neo Presidente del Consiglio Enrico Letta, nominando quale Ministro all'integrazione Cècile Kyenge, ha in realtà già tracciato la strada che questo governo intraprenderà nel settore dell'immigrazione. 

Cècile Kyenge è nata a Kambove in Congo 49 anni fa ed è un medico oculista. vive a Castelfranco dell’Emilia, ed è da tempo impegnata in politica, prima nei Ds, poi nel Partito democratico.
Già responsabile regionale per l’immigrazione nel Pd, è consigliere provinciale a Modena, è stata eletta deputata lo scorso febbraio, sola parlamentare di colore della diciassettesima Legislatura alla Camera. Prima donna di origine africana a sedere in Parlamento Kyenge è sposata e madre di due figlie, è laureata in medicina e chirurgia, specializzata in oculistica. Nel 2004 è stata eletta in una circoscrizione del comune di Modena per i Ds, prima di divenire responsabile provinciale del Forum della Cooperazione Internazionale ed immigrazione. 
Nelle sue interviste precedenti alla nomina il concetto chiave che esprime sulla cittadinanza è chiaro: chi nasce in Italia è italiano. 
Attualmente la cittadinanza italiana si basa sul principio della discendenza per il quale è italiano il figlio nato da padre italiano e/o da madre italiana.
Ai cittadini stranieri, tuttavia, la cittadinanza può essere concessa in caso di:
  • Residenza in Italia (art. 9, legge 5 febbraio 1992, n. 91 e successive modifiche e integrazioni)
  • Matrimonio con cittadino italiano (art. 5, legge 5 febbraio 1992, n. 91 e successive modifiche e integrazioni).
Giusto per far comprendere la complessità normativa di una delle due accezioni, queste sono le caratteristiche che permettono di richiedere la cittadinanza per residenza:



  • Allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni 
  • Allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio italiano da almeno cinque anni successivamente all’adozione
  • Allo straniero che ha prestato servizio, anche all’estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato italiano 
  • Al cittadino di uno Stato U.E. se risiede legalmente da almeno quattro anni nel territorio italiano 
  • All’apolide e al rifugiato che risiede legalmente da almeno cinque anni nel territorio italiano combinato disposto 
  • Allo straniero che risiede legalmente da almeno 10 anni nel territorio italiano 
La possibilità di acquisire la cittadinanza per essere nati nel nostro suolo ci equiparerebbe alla Francia ed agli Stati Uniti. Vediamo dunque come si comportano alcuni dei paesi sottoposti ad una massiccia immigrazione:

Francia: se si nasce in Francia, automaticamente si acquista il diritto di cittadinanza

Germania: tutti coloro che nascono in Germania dopo il 1.1.2000, da genitori stranieri, 
ricevono automaticamente la nazionalità tedesca se almeno uno dei genitori: 
- risiede regolarmente in Germania da otto anni e 
- possiede un diritto di soggiorno (Aufenthaltsberechtigung) o, da almeno tre anni, un permesso di soggiorno illimitato (unbefristete Aufenthaltserlaubnis)
USA: come in Francia
Gran Bretagna: valutazione - espressa in punti - di determinati requisiti dell’aspirante cittadino e rispecchia un criterio selettivo già operante per ragioni economiche ai fini dell’ingresso dello straniero immigrato nel Regno Unito; con tale sistema prende avvio un percorso che, come delineato nei programmi di riforma, potrà concludersi con l’acquisto della cittadinanza.
Olanda: risiedere in Olanda legalmente e in modo continuato per almeno 5 anni. Tuttavia, questo periodo può essere ridotto in alcuni casi. Questi casi comprendono i coniugi di cittadini olandesi, persone nate in Olanda, persone a cui è stato concesso asilo e alcune nazionalità (es. Surinamese).
Inoltre, è importante dimostrare la conoscenza della società, lingua e cultura olandesi attraverso un test per l'Immigrazione e Cittadinanza. 

martedì 23 aprile 2013

Crescono le esperienze di welfare aziendale



Il boom economico degli anni sessanta, tra le tante innovazioni portate al paese nei settori economici e sociali, rimane nell’immaginario collettivo dei servizi sociali per l’attuazione del cosiddetto welfare aziendale. Nascevano così il nido per il figlio del dipendente, con orario articolato su apertura e chiusura della ditta, i negozi convenzionati, il regalo di Natale o dell’Epifania (che i nostri genitori chiamavano Befana aziendale), la mutua aziendale.

Questo modello di welfare sembrava essere definitivamente tramontato, basti pensare alla costruzione dei nidi di infanzia avvenuta sino al periodo pre-crisi.
Adesso, con la morsa stringente della crisi economica che ha indubbiamente contratto le risorse pubbliche si sta tornando al welfare aziendale.

Ad aprire la strada sono i grandi gruppi industriali, che cercano di supplire alle carenze dell’offerta pubblica. Parimenti a quanto accade nel welfare state, la mancanza di una legislazione circa i servizi essenziali si ripercuote anche nelle scelte delle aziende, con la nascita di servizi diversi offerti ai dipendenti.

Il gruppo farmaceutico lombardo Bracco offre assistenza domiciliare ai familiari non autosufficienti dei dipendenti. La Luxottica ha investito in maniera massiccia in questo secondo welfare e prevede facilitazioni sanitarie, convenzioni per l’uso di mezzi di trasporto, aiuti per l’istruzione scolastica dei dipendenti e dei loro familiari.

Non mancano visioni ed offerte singolari, che poco attengono al welfare nel senso di intervento sociale ma riguardano l’individuo nel suo complesso, inteso anche il tempo libero. La Whirlpool di Varese organizza corsi che insegnano i rudimenti dell’orticoltura, dalla preparazione del terreno alla cura dell’insalata. In cattedra il titolare di un’azienda agricola del Varesotto.
Alla Tetra Pak di Modena, nella pausa pranzo, una counselor tiene degli incontri con le gestanti, che le aiuti nella gestione della maternità e del successivo ritorno al lavoro.

Si potrebbe obiettare: non converrebbe per i dipendenti monetizzare in busta paga questi corsi? In realtà questi servizi legati al mondo del welfare godono di esenzione fiscale, e pertanto non viene nemmeno preso in considerazione di legarli ad un aumento dello stipendio.

Per chi volesse approfondire: