domenica 28 aprile 2013

Cécile Kyenge, neo Ministro per l'Integrazione: "Chi nasce in Italia è italiano"


Ne avevamo parlato poco tempo fa della necessità di aprire una discussione sul diritto italiano relativamente alla cittadinanza. Dopo quanti anni un immigrato ha diritto a diventare cittadino italiano? 

Il neo Presidente del Consiglio Enrico Letta, nominando quale Ministro all'integrazione Cècile Kyenge, ha in realtà già tracciato la strada che questo governo intraprenderà nel settore dell'immigrazione. 

Cècile Kyenge è nata a Kambove in Congo 49 anni fa ed è un medico oculista. vive a Castelfranco dell’Emilia, ed è da tempo impegnata in politica, prima nei Ds, poi nel Partito democratico.
Già responsabile regionale per l’immigrazione nel Pd, è consigliere provinciale a Modena, è stata eletta deputata lo scorso febbraio, sola parlamentare di colore della diciassettesima Legislatura alla Camera. Prima donna di origine africana a sedere in Parlamento Kyenge è sposata e madre di due figlie, è laureata in medicina e chirurgia, specializzata in oculistica. Nel 2004 è stata eletta in una circoscrizione del comune di Modena per i Ds, prima di divenire responsabile provinciale del Forum della Cooperazione Internazionale ed immigrazione. 
Nelle sue interviste precedenti alla nomina il concetto chiave che esprime sulla cittadinanza è chiaro: chi nasce in Italia è italiano. 
Attualmente la cittadinanza italiana si basa sul principio della discendenza per il quale è italiano il figlio nato da padre italiano e/o da madre italiana.
Ai cittadini stranieri, tuttavia, la cittadinanza può essere concessa in caso di:
  • Residenza in Italia (art. 9, legge 5 febbraio 1992, n. 91 e successive modifiche e integrazioni)
  • Matrimonio con cittadino italiano (art. 5, legge 5 febbraio 1992, n. 91 e successive modifiche e integrazioni).
Giusto per far comprendere la complessità normativa di una delle due accezioni, queste sono le caratteristiche che permettono di richiedere la cittadinanza per residenza:



  • Allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni 
  • Allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio italiano da almeno cinque anni successivamente all’adozione
  • Allo straniero che ha prestato servizio, anche all’estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato italiano 
  • Al cittadino di uno Stato U.E. se risiede legalmente da almeno quattro anni nel territorio italiano 
  • All’apolide e al rifugiato che risiede legalmente da almeno cinque anni nel territorio italiano combinato disposto 
  • Allo straniero che risiede legalmente da almeno 10 anni nel territorio italiano 
La possibilità di acquisire la cittadinanza per essere nati nel nostro suolo ci equiparerebbe alla Francia ed agli Stati Uniti. Vediamo dunque come si comportano alcuni dei paesi sottoposti ad una massiccia immigrazione:

Francia: se si nasce in Francia, automaticamente si acquista il diritto di cittadinanza

Germania: tutti coloro che nascono in Germania dopo il 1.1.2000, da genitori stranieri, 
ricevono automaticamente la nazionalità tedesca se almeno uno dei genitori: 
- risiede regolarmente in Germania da otto anni e 
- possiede un diritto di soggiorno (Aufenthaltsberechtigung) o, da almeno tre anni, un permesso di soggiorno illimitato (unbefristete Aufenthaltserlaubnis)
USA: come in Francia
Gran Bretagna: valutazione - espressa in punti - di determinati requisiti dell’aspirante cittadino e rispecchia un criterio selettivo già operante per ragioni economiche ai fini dell’ingresso dello straniero immigrato nel Regno Unito; con tale sistema prende avvio un percorso che, come delineato nei programmi di riforma, potrà concludersi con l’acquisto della cittadinanza.
Olanda: risiedere in Olanda legalmente e in modo continuato per almeno 5 anni. Tuttavia, questo periodo può essere ridotto in alcuni casi. Questi casi comprendono i coniugi di cittadini olandesi, persone nate in Olanda, persone a cui è stato concesso asilo e alcune nazionalità (es. Surinamese).
Inoltre, è importante dimostrare la conoscenza della società, lingua e cultura olandesi attraverso un test per l'Immigrazione e Cittadinanza. 

martedì 23 aprile 2013

Crescono le esperienze di welfare aziendale



Il boom economico degli anni sessanta, tra le tante innovazioni portate al paese nei settori economici e sociali, rimane nell’immaginario collettivo dei servizi sociali per l’attuazione del cosiddetto welfare aziendale. Nascevano così il nido per il figlio del dipendente, con orario articolato su apertura e chiusura della ditta, i negozi convenzionati, il regalo di Natale o dell’Epifania (che i nostri genitori chiamavano Befana aziendale), la mutua aziendale.

Questo modello di welfare sembrava essere definitivamente tramontato, basti pensare alla costruzione dei nidi di infanzia avvenuta sino al periodo pre-crisi.
Adesso, con la morsa stringente della crisi economica che ha indubbiamente contratto le risorse pubbliche si sta tornando al welfare aziendale.

Ad aprire la strada sono i grandi gruppi industriali, che cercano di supplire alle carenze dell’offerta pubblica. Parimenti a quanto accade nel welfare state, la mancanza di una legislazione circa i servizi essenziali si ripercuote anche nelle scelte delle aziende, con la nascita di servizi diversi offerti ai dipendenti.

Il gruppo farmaceutico lombardo Bracco offre assistenza domiciliare ai familiari non autosufficienti dei dipendenti. La Luxottica ha investito in maniera massiccia in questo secondo welfare e prevede facilitazioni sanitarie, convenzioni per l’uso di mezzi di trasporto, aiuti per l’istruzione scolastica dei dipendenti e dei loro familiari.

Non mancano visioni ed offerte singolari, che poco attengono al welfare nel senso di intervento sociale ma riguardano l’individuo nel suo complesso, inteso anche il tempo libero. La Whirlpool di Varese organizza corsi che insegnano i rudimenti dell’orticoltura, dalla preparazione del terreno alla cura dell’insalata. In cattedra il titolare di un’azienda agricola del Varesotto.
Alla Tetra Pak di Modena, nella pausa pranzo, una counselor tiene degli incontri con le gestanti, che le aiuti nella gestione della maternità e del successivo ritorno al lavoro.

Si potrebbe obiettare: non converrebbe per i dipendenti monetizzare in busta paga questi corsi? In realtà questi servizi legati al mondo del welfare godono di esenzione fiscale, e pertanto non viene nemmeno preso in considerazione di legarli ad un aumento dello stipendio.

Per chi volesse approfondire: