giovedì 31 marzo 2011

Volontariato intergenerazionale

La vecchia idea del volontariato era che fosse riservato ad una fascia di età giovane, o anche sino ai 40 anni. Quasi fosse una fase della vita ben definita. Un'altra scuola: si imparava a fare del volontariato come si uscisse dall'Università.
Per fortuna adesso l'approccio è totalmente cambiato. La banca delle ore aveva già aperto la strada ad un volontariato per tutti , anche solo 1 ora in un mese poteva essere utile e non andava sprecata. Adesso è la risorsa-anziani a farsi largo.

Intanto, è giusto definire l'età anziana non più come over 65, ma over 70 ed anche over 75. La nostra popolazione anziana ha una posizione economica di serenità se confrontata con le altre classi sociali e gode di ottima salute. E, soprattutto, ha tempo.

E quindi l'anziano-volontario è la nuova risorsa. Molti progetti si sono già sviluppati sull'idea del volontariato intergenerazionale: giovani ed anziani che si dedicano del tempo a vicenda.

Da qui, l'associazione Nestore di Milano dal 1998 punta sulla formazione agli anziani. Naturalmente, formazione di volontari in età avanzata. E naturalmente, funziona.

Per saperne di più: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-02-11/troppo-tardi-imparare-fare-145201.shtml?uuid=AaRt3S7C

domenica 27 marzo 2011

Big Society?

La rivoluzione del welfare di Cameron era stata descritta come la riforma più innovativa dei governi europei. Denominata "Big Society", l'idea del primo ministro inglese era quella di trasferire le competenze attualmente svolte dalla Pubblica Amministrazione al Terzo Settore. Punti di forza, secondo Cameron ed il suo consigliere Phillip Blond, una maggiore responsabilizzazione civica che avrebbe contraddistinto l'intervento privato.

Naturalmente il vero motivo di questa riforma è da ricercarsi nel drastico taglio delle risorse al sociale, anche in terra d'Albione. In questo modo si sarebbe potuto dimezzare i fondi trasferiti agli Enti Locali, lasciando all'impresa sociale libertà di attivare e gestire servizi e, naturalmente, di definirne la contribuzione.
In un momento di grande enfasi del dopo annuncio, lo stesso Phillip Blond è venuto in Italia a descrivere questo nuovo modello di welfare, concedendo al TG1 una intervista trasmessa nell'edizione delle ore 20:00

Ma è quello della "Big Society" un welfare che abbiamo urgenza di fare nostro? Quel privato sociale che Cameron tanto ricerca da noi è fortemente attivo e presente. Non manca in Italia una rete di associazionismo e cooperazione sociale che affianca la Pubblica Amministrazione. La nostra storia è diversa da quella della Gran Bretagna. Loro devono ancora ricostruire il modello sociale dopo il periodo Thatcher, nel quale le priorità erano indubbiamente altre.
Da noi il volontariato ha un ruolo storico, e sempre più riconosciuto.
Inoltre, certe sperimentazioni non ci sembrano poi così innovative. Il voucher di servizio spendibile presso il Terzo Settore accreditato è ormai una realtà in molte zone d'Italia, soprattutto al Nord e vanta una sperimentazione anche a Roma nell'era del sindaco Veltroni.

Chi si occupa di sociale sa che un ruolo fondamentale in Italia lo hanno svolto, e continuano a svolgerlo, le comunità, intese come il substrato sociale che fonda la nostra società, anche considerata la forte componente campanilistica del territorio italiano.

Semmai si attende dal governo Cameron una delucidazione su questioni più tecniche. Ad esempio: come scegliere i contraenti e quale diventerebbe in tal caso il ruolo del settore pubblico. Ma di questo, sino ad ora, non si è vista traccia, poichè dalle dichiarazione dell'estate scorsa, la "Big Society" sembra essere in una fase di stallo.

Ad aggravare la situazione, è notizia di oggi di ulteriori cortei nel centro di Londra di cittadini che lamentano ulteriori e drastici tagli che colpiranno le fasce più deboli della popolazione. Sarà forse questa la big society?

Per saperne di più: http://en.wikipedia.org/wiki/Big_Society

venerdì 25 marzo 2011

Auser, realtà consolidata

Una bella riflessione di Giorgio Dal Fiume su repubblica.it sulla realtà dell'auser, sempre più protagonista del not-for-profit italiano.

http://dal-fiume.blogautore.repubblica.it/2010/12/31/auser-leconomia-sociale-dove-non-te-laspetti/

I diritti dei cittadini con disabilità

Le Associazioni "Crescere" di Bologna e "Prader-Willi" in collaborazione con il Centro Nazionale Malattie Rare dell'Istituto Superiore della Sanità hanno pubblicato nel mese scorso una utilissima guida dei diritti dei cittadini disabili.

Segnalo questo puntuale articolo del "Corriere della Sera" nel quale c'è anche il link per scaricare la Guida, la cui utilità è facilmente intuibile.

http://www.corriere.it/salute/disabilita/11_marzo_22/disabili-guida-diritti-esenzioni_ca43be3c-53ad-11e0-9775-d7937a6c081d.shtml

Il modello sociale

E' strano come la parola sociale abbia assunto in questi anni una accezione diversa rispetto a ciò che prima esisteva. Il nostro sociale oggi è collegato ai social network, un senso più ludico e ricreativo. Facebook ha molto di sociale, inteso come rapporti.

Qui invece vorrei approfondire quello che in inglese si chiama "welfare". Eccola la giusta distinzione tra "social" e "welfare", che riguarda la più la persona.

Il modello sociale cui mi riferisco non è niente altro che tutto ciò che sta attorno al "welfare state". Dall'assistenza al malato, alla ludoteca. I servizi, insomma. Può sembrare anacronistico parlare di pubblico ora, ed infatti è giusto incentrare questo blog sulle nuove frontiere di welfare, sul privato e sul rapporto che quest'ultimo può avere col pubblico.

Su cosa ci succede intorno, insomma. Ragionando, magari.