mercoledì 20 giugno 2012

Le 40 proposte di Syriza.

La chiave di lettura per interpretare questo momento storico della Comunità Europea è considerare la politica degli altri Paesi non come un affare a sé stante, bensì come un fil rouge che lega le varie democrazie. Se spread e debito sono contagiosi, anche le proposte politiche lo sono.

Evitare di approfondire le elezioni greche di domenica 17 Giugno ci renderebbe ancor più orbi rispetto alla nostra già notevole cecità. Mi riferisco in particolar modo a Syriza, ed alla proposta politica che questa coalizione di sinistra ha presentato agli elettori, ottenendo circa il 25% dei consensi e pertanto divenendo il secondo partito in parlamento.

Riassumendo in maniera sintetica le quaranta proposte presentate:

1. Realizzare un audit del debito pubblico. Rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione.
2. Esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico.
3. Alzare l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno.
4. Cambiare la legge elettorale perché la rappresentanza parlamentare sia veramente proporzionale.
5. Aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, almeno fino alla media europea.
6. Adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso.
7. Proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds.
8. Abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.
9. Combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.
10. Tagliare drasticamente la spesa militare.
11. Alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese).
12. Utilizzare edifici del governo, delle banche e della chiesa per ospitare i senzatetto.
13. Aprire mense nelle scuole pubbliche per offrire gratuitamente la colazione e il pranzo ai bambini.
14. Fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato.
15. Sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui.
16. Aumentare i sussidi per i disoccupati. Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito.
17. Sgravi fiscali per i beni di prima necessità.
18. Nazionalizzazione delle banche.
19. Nazionalizzare le imprese ex-pubbliche in settori strategici per la crescita del paese (ferrovie, aeroporti, poste, acqua …).
20. Scommettere sulle energie rinnovabili e la tutela ambientale.
21. Parità salariale tra uomini e donne.
22. Limitare il susseguirsi di contratti precari e spingere per contratti a tempo indeterminato.
23. Estendere la protezione del lavoro e dei salari per i lavoratori a tempo parziale.
24. Recuperare i contratti collettivi.
25. Aumentare le ispezioni del lavoro e i requisiti per le imprese che accedano a gare pubbliche.
26. Riformare la costituzione per garantire la separazione tra Chiesa e Stato e la protezione del diritto alla istruzione, alla sanità e all’ambiente.
27. Sottoporre a referendum vincolanti i trattati e altri accordi rilevanti europei.
28. Abolizione di tutti i privilegi dei deputati. Rimuovere la speciale protezione giuridica dei ministri e permettere ai tribunali di perseguire i membri del governo.
29. Smilitarizzare la guardia costiera e sciogliere le forze speciali anti-sommossa. Proibire la presenza di poliziotti con il volto coperti o con armi da fuoco nelle manifestazioni. Cambiare i corsi per poliziotti in modo da mettere in primo piano i temi sociali come l’immigrazione, le droghe o l’inclusione sociale.
30. Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per migranti.
31. Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.
32. Depenalizzare il consumo di droghe, combattendo solo il traffico. Aumentare i fondi per i centri di disintossicazione.
33. Regolare il diritto all’obiezione di coscienza nel servizio di leva.
34. Aumentare i fondi della sanità pubblica fino ai livelli del resto della Ue (la media europea è del 6% del Pil e la Grecia spende solo il 3).
35. Eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.
36. Nazionalizzare gli ospedali privati. Eliminare ogni partecipazione privata nel sistema pubblico sanitario.
37. Ritiro delle truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia.
38. Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967.
39. Negoziare un accordo stabile con la Turchia.
40. Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato

Criticabile o meno, questo programma rappresenta un modello sociale, una idea di cittadinanza definita. E soprattutto, ha convinto gli elettori ad appoggiarlo. 

Nei prossimi giorni pubblicherò i punti salienti del programma di Hollande, per comprendere a quale evoluzione politica stiamo assistendo al di fuori dei nostri confini. E, naturalmente, legarla al contesto sociale.

giovedì 14 giugno 2012

Nuovi Fondi per il Servizio Civile Nazionale

Una buona notizia, ogni tanto.

Il Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi in una conferenza stampa svoltasi il 12 Giugno ha comunicato il reperimento di fondi specifici per continuare a far vivere il Servizio Civile Nazionale.
L'importo, pari a 50 milioni di euro, è stato ricavato all'interno dei Capitoli di spesa del Ministero ed è pertanto giusto riconoscere al Ministro la forte volontà di non far morire un servizio che negli anni risulta essere una esperienza di grande maturazione per i ragazzi oltre ad una risorsa imprescibibile nei settori dell'assistenza.

Con la disponibilità finanziaria a disposizione verranno avviati al servizio 18.810 volontari nel biennio 2013/2014, di cui 450 impiegati in progetti all'estero.

Va comunque ricordato che molti Regioni si erano già attrezzate autonomamente e con fondi propri per mantenere in vita il Servizio Civile Volontario, di fatto riempiendo un vuoto finanziario che, senza l'intervento del Ministro Riccardi, avrebbe causato la fine del servizio.

giovedì 10 maggio 2012

Esistono ancora i Servizi Sociali?

I servizi sociali esistono più? Perdonate la domanda retorica, ma penso ci sia la necessità di essere consapevoli del momento storico che stiamo vivendo. 
Ritengo molto più utile, in questo momento, riflettere sulla contingenza della crisi e del suo riflesso sul nostro sistema di welfare, piuttosto che eludere un argomento di tale attualità e far finta che "tutto va bene, madama la Signora". 


Partiamo dal Fondo Unico Nazionale per le Politiche Sociali. Riprendo, per utilizzare parole di chi descrive il sociale con attenzione ma con lo sguardo dell'informazione, un articolo del direttore de I Mille, rivista online che si occupa di sociale.


"Drastica è stata la riduzione del Fondo nazionale per le politiche sociali, che contribuisce a finanziare la rete integrata dei servizi sociali territoriali attraverso una quota ripartita tra le Regioni (che a loro volta le attribuiscono ai Comuni). Tra il 2009 e il 2011 il Fondo è stato ridotto a un terzo: le risorse stanziate ammontavano a 518,2 milioni di euro nel 2009, sono scese a 380,2 milioni nel 2010 e a 178,5 milioni nel 2011"


Forse il dato non andrebbe nemmeno commentato, tanto grave è la situazione dei conti che, in questo caso, non solo non tornano, ma non ci sono più.


In questo blog ho più volte evidenziato che il welfare può essere una risorsa sia economica che occupazionale. Non serve operare nel settore per intuire che l'area di intervento relativa agli anziani può essere il volano di un sistema economico. Ma il taglio netto del Fondo ha affossato qualsiasi possibilità per i Comuni non solo di coprire le spese relative agli interventi assistenziali per le persone in stato di disagio, ma ha di fatto azzerato la possibilità di co-progettare con il Terzo Settore. 
Nei dibattiti politici quasi ci si dimentica di menzionare questa incontrollata riduzione, ma gli effetti sono devastanti, e colpiscono allo stesso modo chi si trova in stato di difficoltà (portatori di handicap, anziani etc..) e chi è occupato in una professione sociale. 


Mi preme spendere due parole per la riduzione (che diventerà scomparsa) del Servizio Civile Nazionale. La cittadinanza attiva svolta attraverso il servizio civile volontario è stata la grande scommessa degli anni 2000. Una scommessa vinta, se si pensa a quanti ragazzi hanno svolto con piacere questa attività e, dopo i 12 mesi, hanno deciso di qualificarsi restando nel settore sociale. Ormai i volontari che annualmente vengono avviati al servizio sono sempre meno, tanto che qualche Regione sta avviando il Servizio Civile Regionale, interamente finanziato con fondi propri.


Siamo in attesa di sapere se anche per il 2013 sarà finanziato il Fondo di sostegno agli affitti, una realtà dal 1998. L'incertezza anche in questo caso è sovrana. 


C'è insomma uno smantellamento generale di un intero sistema che deve essere denunciato. Con i pochi soldi a disposizione, vale la pena parlare di welfare? 
Lo stato sociale non si regge solamente dai denari che si hanno a disposizione, ma da un intero assetto di un Paese, da un sentore comune, da una legge di comunità non scritta. 
Da qualche mese assistiamo a suicidi di persone che sono state lasciate sole e che non sanno reagire al morso della crisi. Due anni fa a Padova venne aperto un numero verde cui rispondevano psicologi che davano assistenza agli imprenditori sull'orlo di una crisi di nervi. In 24 mesi la situazione è gravissima, quasi senza controllo. 
Ed i Comuni non hanno i mezzi per intervenire.

Esiste ancora il welfare state? Il Paese che abbiamo tanto criticato per la sua mancanza di stato sociale (gli Stati Uniti) ora sembra assomigliarci così tanto. Dovremmo aggrapparci al volontariato per contrastare il liberismo egoistico cui ci stanno abituando?

martedì 7 febbraio 2012

Rassegna sociale settimanale on line

La discussione che anima giornalmente i quotidiani sia cartacei che online riguarda in gran parte il mondo del lavoro e l'abolizione o la modifica dell'art. 18.

Reputo pertanto opportuno tralasciare le tante righe che si stanno scrivendo su questo argomento in quanto ha una dimensione per ora più politica in attesa di arrivare a delle proposte formalizzate, per focalizzare l'attenzione su altri aspetti del Servizio Sociale trattati dalle varie testate.

Sul sito de L'Unità bellissimo articolo di Edoardo Patriarca sull'abolizione dell'Agenzia del Terzo Settore attuata dal Governo attualmente in carica. Visto che tanto accento sino ad ora ho posto nel blog all'ascesa dell'impresa sociale, suona strano assistere alla chiusura di una Agenzia che dava risalto all'attività delle Cooperative Sociali, dell'associazionismo e del volontariato.
http://www.unita.it/sociale/brutto-colpo-a-terzo-settore-br-l-onta-del-ministro-fornero-1.376563

Sembra essere passata in sordina nei giornali la querelle relativa al Servizio Civile Nazionale. Considerato che il Servizio Civile rappresenta una importante possibilità di crescita personale ma anche professionale per alcuni ragazzi che intendono lavorare nel settore e pertanto spendere un anno a favore della società rendendosi anche conto del ruolo del nostro settore nell'ambito della cura verso il cittadino, le risorse dedicate ai progetti invece sono progressivamente diminuite.
Dulcis in fundo, la sospensione dell'avvio dei progetti finanziati da parte del Tribunale di Milano, accogliendo la richiesta di un cittadino immigrato che aveva sporto denuncia vista l'impossibilità per chi non è in possesso della cittadinanza italiana di presentare domanda per la selezione.
Ho trovato quindi questo articolo del Levante online che riassume in maniera esaustiva l'accaduto. Per completezza d'informazione, dal 26 Gennaio la procedura ha avuto il riavvio e progressivamente i progetti stanno partendo in tutto il territorio. Bisogna però riflettere su quanto accaduto.
http://www.levanteonline.net/index.php/primo-piano/approfondimenti/6013-servizio-civile-2012-il-caso-del-pakistano-shahzad-sayed.html

Considerato il post di ieri sull'importanza di calcolare il profitto generato dal Terzo Settore, breve ma interessante l'articolo del Corriere della Sera di Salvatore Bragantini
http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/05/non_profit_profitto_Impariamo_misurarlo_co_7_120205035.shtml

domenica 22 gennaio 2012

Rassegna stampa sociale settimanale

E' stata certamente una settimana caratterizzata dalla manovra sulle Liberalizzazioni, che ha accentrato gran parte della discussione anche nel mondo dei Servizi Sociali.

Visto anche il post precedente, cerco di escludere dalla rassegna settimanale questo argomento, anche perchè quasi tutti i quotidiani di oggi ne trattano in maniera ampia senza però aggiungere nulla a quanto è possibile dedurre dal testo del Decreto.

L'articolo più interessante è sicuramente il reportage di Danilo Taino sul Corriere della Sera relativo al sistema sociale e previdenziale della Danimarca:
http://www.pietroichino.it/wp-content/uploads/2012/01/Corriere-della-Sera.pdf

Invece, per scoprire in cosa si potrebbero trasformare le tanto richieste liberalizzazioni, sul Manifesto Goffredo Adinolfi ci spiega la degenerazione della situazione in Portogallo:
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6221/

Per quanto concerne la politica di cooperazione internazionale, l'attesa Calls for proposal dell'IPA sulla Cooperazione tra Croazia e Montenegro trova spazio ne Il Sole 24 Ore:


Da ultimo, nel Fatto Quotidiano online si riprende un articolo di Eduardo Miligrana sulle nuove rotte della Sanità low cost:

Decreto Liberalizzazioni: l'affidamento in house

Nel Decreto Liberalizzazioni presentato dal Presidente del Consiglio venerdì si interviene sui servizi pubblici locali attraverso il ridimensionamento dell'istituto dell' in house. 


Gli Enti Pubblici sino ad oggi hanno avuto la possibilità di affidare la gestione di servizi pubblici locali (trasporti, servizi sociali etc..) in forma diretta a società di diritto pubblico, scavalcando pertanto la necessità di una gara ad evidenza pubblica. Accanto pertanto a quei servizi affidati a terzi privati, sono state delegate ad aziende controllate dalla stessa Pubblica Amministrazione delle importanti funzioni gestionali.
Il Decreto Liberalizzazioni taglia nettamente il ricorso a questa tipologia di scelta del contraente, disponendo che è ancora possibile utilizzare la gestione in house esclusivamente per servizi che non eccedano l'importo di €  200.000,00 annui. Di fatto, si intende allargare il mercato, perchè dal 1 Gennaio 2013 saranno numerosissime le gare ad evidenza pubblica derivanti dallo scioglimento delle vecchie gestioni in house, e si vogliono sempre di più  privatizzare i servizi locali, escludendo qualsiasi possibilità di gestioni dirette.

Plaudono a queste novità i fautori della necessità di un progressivo allontanamento dell'Ente pubblico locale dalla gestione, aumentando la concorrenza ed abbassando le tariffe.
I detrattori sostengono che la gestione esterna di uno o più soggetti terzi, seppure possa comportare un abbassamento dei costi per il cittadino (tutto da verificare), in realtà portano ad un generale abbassamento della qualità del servizio.

Indubbiamente i punti di forza dell'in house sono stati incentrati sull'attenzione rivolta alla qualità dell'offerta. Poche economie di scala, certamente, ma un presidio nei confronti del servizio offerto e del personale operante, con una forte sensibilità rispetto agli operatori ed al personale in generale.
L'esperienza della gestione privata invece è ancora costellata della necessità di un maggiore controllo sia sull'offerta che sulla qualità della stessa, sia sul rispetto della normativa vigente rispetto all'inquadramento dei lavoratori.

Dunque, si sta andando verso un miglioramento o un peggioramento della situazione?

Di seguito potete consultare integralmente l'art. 26 del Decreto http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2012-01-19/fondo-razionalizzazione-rete-distribuzione-123306.shtml?uuid=AaV7f1fE pubblicato nel sito de Il Sole 24 Ore

lunedì 16 gennaio 2012

Workshop: politiche per la concertazione

Il territorio ricompreso tra gli Ambiti Territoriali Sociali 9 e 10 (territori di Fabriano e Jesi, per intenderci) dal Novembre del 2009 hanno intrapreso un percorso volto a potenziare e rafforzare gli aspetti legati alla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.
Il progetto nasce da un Bando della Regione Marche, finanziato da fondi FSE, al quale i due Ambiti hanno partecipato, ottenendo il finanziamento. Le azioni previste, che tutt'ora sono in corso, riguardano diversi aspetti del sociale. Da un lato, nel fabrianese si è inteso rafforzare quei servizi maggiormente legati ad aree di disagio, quali handicap ed i minori a rischio di emarginazione. Nello jesino invece sono stati privilegiati interventi di sperimentazione: ludoteche, una fattoria didattica, tempo per le famiglie presso i giardini pubblici. Oltre a ciò, un rafforzamento globale del Servizio di Assistenza Domiciliare.

Personalmente, insieme al gruppo di lavoro che attualmente coordina le attività, ho partecipato alla stesura del progetto e sto anche gestendo le azioni in itinere. L'esperienza sin qui svolta è fortemente positiva.
Innanzitutto vi è la componente del reperimento di nuovi fondi, che non possiamo mettere in secondo piano. In un momento di grandi restrizioni di budget per gli Enti Locali, e di tagli ingenti da parte del governo centrale verso Regioni e Comuni, rintracciare finanziamenti attraverso fondi FSE sta diventando una occasione unica. Ciò sta permettendo di potenziare alcuni servizi esistenti, ma anche di cercare nuove risposte a sempre maggiori domande che il territorio ci pone.

E' paradossale, ma comprensibile, che i servizi sociali siano ancora più importanti in questo momento storico di grande crisi, che da economica sta indubbiamente diventando sociale. Genitori, anziani, disabili e comunque semplici cittadini ci rappresentano la necessità di modulare i servizi su nuove esigenze. Senza un intervento mirato e di ampio spettro si rischia di dare risposte parziali o, peggio ancora, di non darle per niente.

L'idea del progetto Conciliazione è stata pertanto di raccogliere le esigenze e di rendere flessibili i servizi in modo da accogliere le domande. E qui entro nel vivo della questione. C'è grande discussione intorno al tema della conciliazione. Sabato sul Corriere della Sera (http://www.pietroichino.it/wp-content/uploads/2012/01/Corriere-della-Sera.pdf qui ripreso dalla pagina del Sen. Pietro Ichino) il giornalista Danilo Taino racconta la situazione danese. Senza che perda tempo a riassumere l'articolo (è molto interessante e vi suggerisco di leggerlo con attenzione), certo si dimostra ancora di più che le tematiche legate al modello di vita ed alla necessità di conciliare il mondo del lavoro con la famiglia sono state, sino ad ora, trattate in maniera esaustiva quasi solamente dai paesi scandinavi, o comunque del nord europa.

Inevitabile pertanto, quando si parla di conciliare, entrare in quadro più generale del mondo del lavoro, allontanandosi dalla componente pubblica per giungere, obbligatoriamente, a quella del privato. L'Azione 3 del progetto Conciliazione ha visto come soggetti attuatori delle imprese dei territori oggetto delle attività (Fabriano e Jesi), finanziando interventi di telelavoro e di proroga delle maternità. E' stato un passaggio dovuto pertanto progettare interventi che da un lato rendessero maggiormente flessibili i servizi offerti dal pubblico, ma che dall'altro intervenissero sulla reale possibilità di essere fruiti dai cittadini ( e dalle mamme in particolare).

Di questo bagaglio di esperienze, non ancora concluse, parleremo il 26 Gennaio a Fabriano all'interno del Workshop intitolato Politiche per la concertazione: interventi, criticità, prospettive. 
Alla giornata di lavoro e di approfondimento parteciperanno anche la Dott.ssa Francesca Petrossi del Dipartimento per le Politiche della Famiglia ed il Prof. Yuri Kazepov, docente dell'Università di Urbino.

Sarà una mattinata di riflessione su tematiche che interessano il Servizio Sociale a 360°. In questo contesto, mi onoro di dare il via ai lavori, tirando le fila di una esperienza che sta volgendo al termine (31 Luglio 2012) ma che deve essere la prima pietra per una nuova strada nella progettazione dei servizi e nell'offerta degli stessi.
Consapevoli che non solo la Pubblica Amministrazione, ma anche il privato, devono percorrere questa strada in maniera parallela, ed il legislatore deve porre attenzione alle nuove sfide che, in altre parti d'Europa, ormai costituiscono realtà affermate.





sabato 7 gennaio 2012

Un nuovo ISEE






Forse se ne sentiva il bisogno. Di certo, dal momento della sua introduzione l'istituto dell'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è stato oggetto di critiche, mancate applicazioni e naturalmente proposte di revisione. 

L'ISEE è uno strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie utilizzando parametri quali il reddito ed il patrimonio. Sino ad ora è stato prevalentemente adottato per l'accesso a servizi sociali, per lo più dei Comuni. L'esempio più diffuso è quello dei Nidi d'Infanzia, applicato da gran parte delle Amministrazioni. Il suo punto di forza è stata l'innovazione verso una risposta più equa per l'accesso ai servizi. Ad una determinata situazione economica del proprio nucleo familiare si fa corrispondere una certa tariffa, presumibilmente adeguata alla condizione della famiglia. 

Le applicazioni sono state fantasiose, a volte. In alcuni casi le tariffe previste sono state solo 4, riducendo pertanto il ruolo del calcolo ISEE. In altre, alcune amministrazioni si sono sbizzarrite moltiplicando fasce e tariffe (in alcuni casi superando le venti opzioni), creando ovviamente un caos di difficile comprensione. 

Nonostante questa claudicanza, è indubbio che l'ISEE sia un metodo importante per applicare quell'equità sociale di cui tanto si è parlato ed in questi giorni riempie le prime pagine della vita politica. 
Nel Maxi-emendamento alla manovra del Governo Monti si riscrivono le regole anche per il calcolo dell'ISEE, dando maggiore peso ai figli oltre il terzo e, soprattutto, prevedendo che grazie al calcolo ISEE si potrà accedere anche alle agevolazioni fiscali, aumentando di fatto il suo raggio di azione. 

 Il maxiemendamento prevede che si dovrà arrivare a una «definizione di reddito disponibile che includa la percezione di somme anche se esenti da imposizione fiscale e che tenga conto delle quote di patrimonio e di reddito dei diversi componenti della famiglia nonché dei pesi dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo».

Ora si attende il decreto ad hoc, che dovrà obbligatoriamente arrivare entro il prossimo 31 Maggio. L'attesa è soprattutto per comprendere quali saranno nella pratica le nuove modalità di calcolo, ma soprattutto per capire se l'ISEE verrà reso obbligatorio per i servizi sociali per i quali già da tempo viene applicato.
In questo caso sarebbe un forte passo in avanti verso una stabilizzazione eterogenea nel nostro paese del servizio sociale a domanda individuale.