sabato 9 aprile 2011

Social Workers. Bene, ma se all'interno della rete

L'esperienza anglosassone del Social Workers può essere replicata anche in Italia. Stiamo parlando di figure di care che interagiscono con il soggetto in situazione di disagio e non rappresentano nessuna delle componenti istituzionali legate ai servizi.
Il social worker non è un medico e tantomeno un infermiere. Non è un educatore e non è lo psicologo. Trattasi invece di una figura che vive a contatto con il malato, e conduce un lavoro di socializzazione, educazione, supporto emotivo (senza sconfinare nel counseling) ed alle volte anche solo contenimento.

Mi rendo conto che da questa descrizione scaturiscono delle ovvie domande. Che titolo deve possedere il social worker e pertanto qual'è la sua professionalità? Come fare a sceglierlo?
Sono domande cui la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Australia hanno risposto con nettezza. Il social worker non  deve avere un titolo di studio specifico, ma di certo deve avere una attitudine. L'esperienza anglosassone però insegna che sono soprattutto psicologi ed educatori alla ricerca di prima occupazione che decidono di intraprendere questo percorso. Secondariamente: chi può garantire una certa "professionalità" di queste figure? Di certo l'associazionismo può essere una garanzia. Il volontariato, strutturato in maniera così forte in Italia, che tra l'altro provvede ad una formazione specifica al proprio personale, sembra essere la figura del Terzo Settore più congrua per dare delle garanzie alla famiglia od all'equipe che reputa opportuno attivare un percorso di affiancamento.

Il social worker collabora con tutte le figure di riferimento del malato. Dai familiari al medico, dall'infermiere ai vicini di casa. Può anche affiancarlo nelle attività di amministrazione quotidiana (pagamento bollette etc..).

Se inserito in un contesto di rete è indubbia la sua validità. Certamente il welfare inglese ha creato questa figura anche per sgravare di costi educativi la pubblica amministrazione. Questo è il più grave rischio che si può correre. Se il social worker lavora accanto all'educatore, al medico, allo psichiatra, al counselor ed all'infermiere può divenire una figura fondamentale. Se invece sostituisce una di queste figure, i danni potrebbero essere irreparabili.

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